Cosa hanno in comune il coronavirus e le automobili?
Parliamo di coronavirus.
Wuhan, centro nevralgico del coronavirus cinese, è anche definita la “motor city” del Dragone, una sorta di Detroit cinese dove sono presenti diversi importanti stabilimenti automobilistici che producono pezzi per marchi internazionali come Psa, General Motors, Honda, Renault e tanti altri.
Ma cosa hanno in comune le automobili ed il coronavirus?
Repubblica.it ci informa che l’epidemia che si sta diffondendo in questo periodo ha portato le autorità ad isolare la città di Wuhan e, di conseguenza, anche le industrie automobilistiche del territorio. Infatti i marchi che hanno stabilimenti a Wuhan sono inevitabilmente scesi in Borsa e ci si augura che la quarantena non duri ancora per molto.
Uno dei responsabili Renault, che in città impiega 2mila persone per produrre 300mila veicoli all’anno, fa sapere alla Cnn che la fabbrica sarebbe stata comunque chiusa in occasione del Capodanno cinese. Per cui unica soluzione è di fare affidamento alle scorte accumulate in magazzino nelle settimane precedenti, ma la difficoltà si ripresenterà nei prossimi giorni di febbraio, anche se fortunatamente non sono ancora al punto massimo dell’emergenza. Le direttive del presidentissimo Xi Jinping sono chiare: “Prima di tutto contenere il virus”
Un portavoce di Peugeot dichiara che: “La società sta applicando le disposizioni delle autorità”.
Honda, ad esempio, possiede ben tre stabilimenti nella città di Wuhan grazie ai quali rifornisce tutto il mercato asiatico.
Da Il fatto quotidiano apprendiamo che Toyota, proprio ieri, ha deciso di sospendere la produzione dei propri mezzi in Cina almeno fino al 9 febbraio. Maki Niimi, portavoce della casa automobilistica, dichiara: “Considerati i vari fattori, tra cui le linee guida dei governi locali e regionali e la situazione della fornitura dei componenti, a partire dal 29 gennaio abbiamo deciso di interrompere le operazioni dei nostri stabilimenti in Cina al 9 febbraio. Monitoreremo la situazione e prenderemo eventuali ulteriori decisioni sulle operazioni il 10 febbraio.”
Il coronavirus aggiunge un’incognita per quanto riguarda la produzione, anche se già da qualche anno gli acquisti generali del settore sono in netto calo.
Siamo in pensiero anzitutto per la salute della popolazione cinese. Non possiamo che sperare che lo stato di allerta passi nel più breve tempo possibile e che tutto si ripristini al meglio.