Dall’ultima analisi trimestrale realizzata dall’Associazione SITEB, Strade Italiane e Bitume, sono emersi alcuni dati significativi sulla situazione delle strade italiane.
Nel 2018 la produzione di asfalto, che era in stallo intorno ai 22-23 milioni di tonnellate negli ultimi 4 anni, si è sbloccata arrivando a 26 milioni di tonnellate. Come sappiamo la produzione di asfalto (conglomerato bituminoso) è il principale indicatore dello stato di manutenzione delle strade italiane.
A quanto pare c’è stato un balzo in avanti del 10,2 per cento in più rispetto al 2017. Anche se da un confronto con i dati pre-crisi risulta che la differenza sia ancora troppa, parliamo di un impiego di circa 44 milioni di tonnellate di asfalto nel 2007, atte a garantire reti efficienti e sicure. La soglia minima sarebbe di 30 milioni di tonnellate. L’Associazione afferma che i miglioramenti registrati si devono grazie agli investimenti dell’ANAS, anche se le strade provinciali e comunali non vengono ancora considerate tra gli investimenti per l’ordinaria manutenzione. Si gode dei risultati positivi, ma non bisogna adagiarsi, la mancata manutenzione degli anni passati segna ancora un profondo degrado e per questo interventi di rifacimento più costosi.
Uno studio condotto dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile, ha evidenziato che a ritmi attuali di manutenzione ci vorrebbero circa 30 anni per sistemare completamente i 600.000 km totali della rete stradale. Per questo è indispensabile l’intervento tempestivo da parte del Governo, per accelerare i tempi.“Per far ripartire economia e lavoro, occorre tornare investire in infrastrutture” – dichiara Michele Turrini, Presidente SITEB – “Si stima che per ogni miliardo di euro investito in questo campo, si generino 15 mila nuovi posti di lavoro e circa un punto di Pil. In Italia, il sistema delle infrastrutture viarie è fermo da oltre 30 anni e pochissime sono le nuove costruzioni realizzate in questo mezzo secolo. Anche la manutenzione ordinaria e straordinaria dell’esistente è stata carente soprattutto negli ultimi 15 anni. I primi dati positivi registrati lo scorso anno, dopo un lungo tunnel, lasciano ben sperare, ma vanno consolidati con una visione lungimirante sulle opere pubbliche, nuove a da manutenere, necessarie per traghettare il nostro Paese verso la mobilità del futuro. Abbiamo grandi aspettative verso il Decreto “sblocca-cantieri” che il Governo sta varando, da cui ci attendiamo misure per una reale ripartenza dei troppi cantieri fermi e una decisa revisione del Codice Appalti che snellisca le procedure, riducendo soprattutto gli aspetti burocratici, vera spina nel fianco di tutte le attività di questo Paese”