FERRARI SF90 STRADALE
Appena nata ha fatto innamorare tutti. La Ferrari SF90 Stradale, presentata ieri a Fiorano, rappresenta la massima sintesi del trasferimento di tecnologie dalle corse alla strada. È la prima volta che una parte importante del sistema ibrido che spinge le monoposto di F1 dal 2014 viene montato su una sportiva prodotta in grandi numeri (la Mercedes ha lanciato la Project One, ma costa 2,5 milioni ed è in serie limitata). Anche la denominazione richiama l’attuale monoposto di Sebastian Vettel e Charles Leclerc ed è stata scelta per celebrare i 90 dalla fondazione della scuderia che cadono il 16 novembre.
A livello tecnico una delle novità più interessanti è la presenza dell’Mgu-k, il motogeneratore elettrico utilizzato sulle monoposto di F1. L’hypercar «LaFerrari» aveva il Kers, ma era un dispositivo molto meno complesso.
L’Mgu-k è collocato fra il V8 turbo da 780 Cv e il cambio a otto marce (anche questo di derivazione F1), questo elemento da solo fornisce 160 Cv. Altri 60 sono erogati dalle altre due unità elettriche collocate sull’asse anteriore. Grazie a questa particolare architettura la SF90 Stradale può funzionare anche in modalità «4×4» o a trazione anteriore nella modalità «Edrive» (25 km di autonomia senza un goccio di benzina, solo con la spinta delle batterie). La riserva di energia elettrica dà il massimo nella mappatura «Qualify» per una potenza complessiva di 1000 cavalli, l’elettronica privilegia la prestazione massima all’efficienza energetica dei tre motori elettrici. Mille cavalli, sono più o meno gli stessi della SF90 di F1. Con una differenza sostanziale: quest’ultima pesa 743 Kg, la GT 1.570.
La prima ibrida della Ferrari è un gioiello sofisticatissimo, ma presenta diverse differenze rispetto alla monoposto di cui eredità il nome. Sulla SF90 di Vettel e Leclerc per esempio non ci sono i due motori elettrici all’avantreno (il regolamento non li consente) ma c’è un dispositivo, l’Mgu-h, che recupera l’energia del turbocompressore. È uno degli elementi più costosi e complessi. La cui potenza non si conosce, è uno dei dati più gelosamente custoditi da costruttori e team. È estremamente legata alla modalità di esercizio, alla capacità di far lavorare l’Mgu-h in maniera efficiente nelle due fasi: ricarica e messa a disposizione dell’energia della turbina. Perché funzioni c’è bisogno di un’elettronica ultrasofisticata e di batterie ad hoc, trasferirlo su una vettura stradale farebbe lievitare i costi ancora di più. Ma è probabile che nel giro di pochi anni l’Mgu-h arriverà su una Rossa, magari sull’erede della hypercar «LaFerrari». L’altra differenza riguarda il propulsore termico: quello della F1 è un V6 turbo di 1.6 litri, quello della SF90 Stradale un V8 turbo di 3.9 litri.
I tecnici di Maranello hanno pescato dal mondo F1 ma sopratutto da quello GT. E in particolare dalle ultime evoluzioni della 488 GTE, impegnata nelle corse di durata fra le quali la mitica 24 ore di Le Mans. I risultati sono sorprendenti: a 250 km/h la SF90 Stradale genera un carico aerodinamico di 390 chilogrammi. Oltre alle prestazioni si sono dovute tenere in conto le esigenze di raffreddamento delle componenti ibride, alcuni parti elettroniche sotto stress raggiungono picchi altissimi di calore. Fra gli elementi più innovativi nella parte anteriore del cofano motore c’è un cuneo mobile (in gergo shut-off gurney) allineato ad un altro elemento fisso all’estremità della copertura del V8. Quando serve maggiore carico, in curva o nei cambi rapidi di traiettoria, l’elemento mobile si abbassa grazie a due attuatori elettrici per cambiare la configurazione aerodinamica della coda e ottenere così maggior downforce. Tutto viene gestito da un sistema che calcola in tempo reale centinaia di variabili. Nella parte anteriore della SF90 Stradale ritroviamo il generatore di vortici, introdotto per la prima volta sulla 488 Pista.
La SF90 Stradale, come tutte le Rosse, è stata collaudata sul circuito di Fiorano dove ha girato in 1’19’’00. È il migliore tempo realizzato da una Ferrari stradale, 70 millesimi più veloce di quello realizzato da «LaFerrari» nel 2015 , un secondo in mezzo rispetto alla 812 Superfast e addirittura quattro rispetto alla F12 Berlinetta.
Qualche paragone con la F1? Antonio Giovinazzi con la SF71H del 2018 ha girato in 0’56’’99, Kimi Raikkonen con la monoposto dell’anno prima in 58” ma senza spingere. Il record assoluto appartiene a Michael Schumacher con la F2004, la F1 più vincente nella storia della Ferrari: 0’55’’999.